Perché amo il rugby

Perché amo il rugby:

– Perché è una disciplina, più che uno sport.

– Perché se sei più debole perdi, punto, e non ci sono scappatoie, raccomandazioni, vie brevi. E per crescere e diventare più bravo servono non mesi ma decenni, se non secoli.

– Perché se la testa ti abbandona ne prendi facile 100.

Perche se il cuore ti abbandona uscirai con la sensazione di averne presi 200, invece che 100.

– Perché è forza, potenza, eleganza, precisione, competenza velocità, strategia, tutto insieme.

– Perché è andare avanti senza fare avanti, e questo è filosoficamente simbolico di tutta l’esistenza.

– Perché è giocare in 15 come orchestra, come big band, e puoi anche essere un eroe jazz ma devi saper andare a tempo con gli altri e buttarti nel fango per collaborare e muovere il piano insieme.

– Perché è una parentesi di verità in una narrazione spesso colma di finzione che si chiama vita.

– Perché è emozionante e folle, come seguire una squadra che perde sempre ma esserci comunque affezionato e legato.

– Perché sai che in 75 anni di vita hai visto Nick Cave suonare a Parigi e altri mostri della musica, hai visto nascere tuo figlio, ti sei innamorato qualche volta davvero, hai visto qualche capolavoro d’arte, hai amato il cammino e il bello, e hai visto Angelino Capuozzo al minuto finale di Galles Italia, il giorno della festa del papà 2022, inventare uno slalom divino e marcare per la vittoria di uno, un solo punto.

– Perché conosci le lacrime della fatica, del lutto, dello sconforto e dell’umiliazione: ma poi conosci anche lo sforzo vitale di Fichte che supera l’ostacolo e fa lacrimare di gioia.

Perché alla fine pochi capiscono che il rugby è una di quelle cose pienamente, totalmente, sinceramente ricche di passione.

E di passione io voglio vivere.