Sapiens

Una sequenza casuale di salti evolutivi ha nei millenni generato un essere in grado di sapere e sapere di sapere. Di produrre pensieri talmente distanti dalle pure sensazioni e dai bisogni strettamente primari da creare cose come i concetti estetici, le società a responsabilità limitata e le norme del catasto.

Questo animale, come tutti gli altri un tempo votato alla sopravvivenza, ha visto espandersi le sue funzioni “superiori” in modo così sorprendente da perderne i confini. Le ha ammirate mentre diventavano tanto incontrollabili da necessitare di inventare discipline per cercare di psico-analizzarle. La mente razionale che ci ha reso vincitori sulla Terra ha, in poco tempo, segnato una direzione eterodistruttiva e autodistruttiva basata su un cumulo di fantasie, al fondo, del tutto insensate.

Mentre, ad esempio, dovremmo indagare quanto ci resta da campare e se con 2 gradi in più staremo dignitosamente male o saremo proprio spacciati, non siamo comunque in grado, nemmeno di fronte a una minaccia così palese, di andare per banali priorità (leggasi mirare a sopravvivere).

Così ci buttiamo su concetti finti ottocenteschi: i confini, le nazioni, i “popoli”, drammatiche fantasie prodotte da una mente ipertrofica e suicida per cui facciamo persino delle guerre. Stiamo a fondare nazioni su prodotti lordi e cittadinanze “di sangue”, sistemi di interazione umana sul mercato, religioni su invenzioni narrative, sistemi politici su feticci comici.

La civiltà che dovrebbe partire dall’avere fame e sete, dal desiderare di non morire e dall’apprezzare in modo ardente una donna o un uomo è ormai una somma di fantasie di questo cervello che si autoalimenta e opera in autonomia, come gli algoritmi di Zuckerberg.

Così, mentre Platone gioisce nel fondo della sua grotta a vederci incatenati a ogni genere di fandonia ideale, qualcuno suona i Beatles.

Perché almeno le dita suonino no al sapiens e alle sue arroganti idiozie.

Leonardo da Vinci – Uomo vitruviano” by Leonardo da Vinci is licensed under CC BY-SA 4.0.