Il ritardo

Nella stazione di G. il treno viene annunciato in arrivo 2 minuti prima dell’effettivo orario di arrivo. In decenni di frequentazione potrebbe essere la seconda volta che accade e infatti lo choc tra gli abituali fruitori è tangibile, palpabile, assoluto. 

In Lombardia puoi prendere il treno accanto per anni e non sapere il nome di chi sta accanto: ne riconosci tutte le facce ma le voci le senti solo in occasioni eccezionali, come questa:

“È in anticipo”
“Oh ma può sempre recuperare il ritardo”

Recuperare il ritardo. In Italia la prima donna magistrato è stata immessa in ruolo nel 1964. Sempre in Italia si conta il numero dei suicidi in carcere solo dal 2000 e dal 2010 esiste una normativa almeno dignitosa sui Dsa a scuola.   

Recuperare il ritardo è un processo, lento e che richiede che si conosca e riconosca il “qualcosa” in cui si è in ritardo. Se non conta nulla che la gente si suicidi in carcere non se ne tiene nemmeno il conto. Se personalmente senti l’urgenza di recuperare il ritardo forse hai iniziato a percepire, in generale, l’urgenza del tempo. A calcolare meglio quanto conta il tempo. 

In musica “essere a tempo” è molto difficile. Un gruppo si regge bene su una buona sezione ritimica: puoi essere Carlos Santana come tecnica ma se ti manca il senso del tempo, se sei in ritardo, non sarai mai davvero un gran musicista. 

Se vivi bene il ritardo lo puoi usare come un motore di rinnovamento, se lo vivi male diventa un macigno sulla tua autostima.  Ma il ritardo, in sé, è semplicemente un metro di misura, soggettivo o culturale, di quello che tu, o il tuo gruppo sociale , ritenete importante. Puoi sentirti in ritardo sul fatto di non avere una casa, una fidanzata, un oggetto materiale, un titolo di studio… Puoi sentirti in ritardo per “non avere fatto ancora” o “non essere ancora”. 

Puoi essere ritenuto in ritardo dagli altri semplicemente per essere diverso. Il “ritardo” è anche il metro di misura del progresso di una società e del suo grado di apertura. 

Mentre ragiono su questo, il treno che nella stazione di G. era in anticipo già nella stazione di B., la successiva, ha recuperato il ritardo, fermandosi 9 minuti. Con quanto ritardo arriverà, se arriverà, nessuno ancora lo sa e forse mai lo saprà, perché prendere un treno è scegliere di abbracciare l’aleatorietà del destino. Ma questo è un post sul ritardo, non sul destino…

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